Il killer è sceso dall’auto con a bordo padre e fratello, e ha sparato al sedicenne e a un altro ragazzo. La vittima però non era l’obiettivo.
A Capizzi, provincia di Messina, si è consumata una tragedia nella serata di sabato 1 novembre. Nel bar frequentato da giovanissimi, sembrava un sabato sera come gli altri. In pochi istanti però si è consumato il dramma che ha portato alla morte di un sedicenne G.D.D., uno studente dell’istituto alberghiero.
Gli amici lo raccontano come un ragazzo timido, educato e sempre sorridente. I Carabinieri hanno subito iniziato le indagini arrivando all’arresto di tre persone: in giovane di vent’anni già noto alle forze dell’ordine, il padre e il fratello diciottenne. Secondo le prime ricostruzioni il padre e il fratello avrebbero accompagnato il killer sul luogo dell’agguato.
Secondo le prime testimonianze, il sedicenne non era il vero obiettivo della sparatoria. Gli inquirenti pensano che il ventenne, armato di pistola con la matricola abrasa, si trovasse fuori al bar in cerca di un’altra persona con cui avrebbe avuto vecchi contrasti personali. Qualcosa poi sarebbe andata storta, e quando l’auto si è fermata davanti al bar il giovane è sceso e aperto il fuoco sulla folla.
Anche un ventiduenne è rimasto ferito e trasportato d’urgenza all’ospedale di Nicosia, le sue condizioni non sono gravi. Per il sedicenne invece non c’è stato nulla da fare, è morto poco dopo l’arrivo della guardia medica di Capizzi.
Le accuse ora rivolte verso il killer sono di omicidio, tentato omicidio, detenzione abusiva di armi e ricettazione. L’arma del delitto è stata sequestrata dagli investigatori, procedendo con la ricostruzione precisa dei movimenti prima e dopo l’agguato.
I carabinieri ritengono che padre e fratello del killer fossero non solo a conoscenza dei piani che voleva mettere in atto il loro parente, ma che abbiano partecipato attivamente accompagnandolo fino a via Roma e restando in auto durante la sparatoria.
Il sindaco Leonardo Giuseppe Principato Trosso ha parlato di una tragedia che “ha colpito tutti, perché Giuseppe era un ragazzo perbene, figlio di una famiglia stimata“. Ha continuato poi, “Non conoscevo personalmente il ragazzo, ma so che era uno studente modello, con la testa sulle spalle”. Poi il riferimento alla famiglia del presunto assassino: “Li conosciamo, non è la prima volta che finiscono nei registri delle forze dell’ordine”. Raccontando poi di quando erano stati indagati per l’incendio alla caserma dei carabinieri e dei controlli di soli pochi giorni prima perchè sospettati di detenzione di armi.
La dinamica dell’omicidio, per gli inquirenti, rende tutto ancora più inquietante. In quella via affollata, piena di giovani e famiglie, la follia di un gesto poteva trasformarsi in una strage. Il sindaco ha annunciato il lutto cittadino, chiedendo al prefetto un rafforzamento dei controlli sul territorio.
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