Nel novembre 2013, a cento anni dalla nascita di Guglielmo Carro, La Spezia ha reso omaggio a uno dei suoi artisti più raffinati e appartati con una mostra retrospettiva al Museo Diocesano, accompagnata da una conferenza che ha permesso di riscoprire la profondità di un autore che, pur lontano dai clamori, ha lasciato un segno profondo nella storia artistica ligure. L’iniziativa, curata dall’Associazione Startè e dal Museo Diocesano della Spezia, ha riunito opere rare, documenti e testimonianze inedite per ricostruire il percorso umano e creativo di un artista che ha saputo fondere tradizione, spiritualità e sperimentazione.
La conferenza, intitolata “Carro uomo e artista: un tentativo di ritratto”, si è svolta il 15 novembre 2013 presso l’Urban Center di via Daniele Manin e ha visto l’intervento del professor Fabrizio Mismas, che con parole misurate ma appassionate ha restituito al pubblico la figura di un uomo riservato, dedito all’insegnamento e alla scultura come vocazione interiore. Nelle sue opere – ha ricordato Mismas – “il gesto non è mai puro esercizio tecnico, ma espressione di una fede nell’arte come forma di conoscenza e di compassione”.
La mostra, aperta dal 7 novembre 2013, proponeva un viaggio nella produzione di Carro, presentando sculture, dipinti e lavori grafici appartenenti a collezioni pubbliche e private. Tra le opere più significative figuravano la Madonna con Bambino, i Santi Quattro Coronati e alcuni bozzetti in plastilina per il portale della chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta, testimonianza del suo profondo legame con la dimensione sacra. Accanto ai soggetti religiosi, erano esposte anche tele di forte impronta simbolista e un dipinto del 1949, che segna la sua apertura verso l’astrazione, rivelando una sorprendente modernità di linguaggio.
Nato a La Spezia nel 1913, Guglielmo Carro si formò all’Accademia di Belle Arti di Carrara sotto la guida di Arturo Dazzi, uno dei più grandi scultori del Novecento. In seguito, divenne insegnante di discipline artistiche e si dedicò a un’intensa attività creativa, alternando pittura e scultura. La sua ricerca si muoveva tra classicità e introspezione, tra la solennità delle forme e la vibrazione emotiva del segno. Le sue figure, scolpite o dipinte, sembrano trattenere una tensione silenziosa, un richiamo al dolore e alla speranza, che risente del contesto storico e umano in cui visse.
La retrospettiva del 2013 ha avuto il merito di restituire visibilità a un artista che, pur avendo operato lontano dai grandi circuiti, ha saputo interpretare in modo personale la spiritualità e la fragilità dell’uomo. Il suo linguaggio, sospeso tra realismo e simbolo, ha trovato nuova luce grazie al lavoro di catalogazione e alla volontà di riportare al centro dell’attenzione una figura che merita un posto nella memoria collettiva spezzina.
La Spezia, con questa iniziativa, ha voluto non solo celebrare un centenario, ma rinnovare il legame con una tradizione artistica che appartiene al suo tessuto più autentico. Guglielmo Carro – con le sue opere dense di umanità e misura – torna così a parlare alle nuove generazioni, ricordando che l’arte, anche quando nasce in silenzio, può continuare a vibrare nel tempo come un’eco di verità.
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